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In qualche modo già il suo cognome evoca l’ambiente acquatico quindi potremmo dire “un nome, un destino”. Riccardo Palumbo, ventottenne di Varese, è innamorato dell’acqua fin dalla tenera età. Infatti, entra in acqua a tre anni e a soli dieci anni diventa nuotatore agonista, entrando anche nella Nazionale Juniores. Però Riccardo ha un piglio anche pedagogico: la relazione tra lui e l’acqua non è esclusiva. Vuole condividerla ed è così che dà vita ad una serie di attività legate all’insegnamento del movimento in acqua specialmente a bambini e neonati, utilizzando anche tecniche orientali come lo yoga o lo shiatsu.

Per Riccardo il 2010 è un grande anno. Anno di cambiamenti, di decisioni, di sfide. La sua è una passione e, si sa, le passioni non si fermano mai e ti incalzano. Infatti, con la creazione dell’Associazione Pensiero Acquatico decide di lanciare la sfida del biorecord, frutto di un percorso atletico, di vita e di coscienza: quarattott’ore filate nelle acque del Lago di Monate, non lontano da Varese, simulando la vita di un mammifero acquatico.

In questi due giorni e due notti, Riccardo non sarà obbligato a stare in immersione ma sarà obbligato a stare in uno spazio definito, senza potersi appoggiare in alcun modo. Un'equipe di medici e scienziati dell’IBFM istituto facente parte del CNR sta monitorando la preparazione atletica dello sportivo. L’allenamento è molto duro: questo la dice lunga su quanto Riccardo creda nel progetto.

La cosa interessante è che questo giovane e coraggioso ragazzo non vuole che il proprio record sia autoreferenziale, come succede per la maggior parte dei record, ma che sollevi con nuove forze l’attenzione su tematiche di fondamentale importanza, troppo spesso ignorate e affossate da cittadini ed istituzioni.

Se da una parte, ha il desiderio di sensibilizzare l’opinione pubblica sul valore inestimabile dell’acqua e sulla bellezza degli ambienti naturali che ci circondano e che dovremmo “coccolare” con devozione e spirito di riconoscenza, dall’altra ha la fantasiosa idea di mostrare come può essere la vita di un mammifero acquatico in cattività.

Sono sempre più diffuse le notizie del malessere legato ai cetacei in cattività nei delfinari, nei parchi acquatici e negli acquari. Basti pensare alla recente morte di Kalina, un’orca di venticinque anni che “lavorava” forzatamente nel parco acquatico di SeaWorld: la ventiquattresima vittima di una prigionia insensata. Ma d’altronde, quale prigionia potrebbe essere sensata?

E che dire dei concorsi promossi da aziende che si rivolgono ai bambini, magari con ridicole campagne di marketing alimentare, meglio chiamarle campagne di diseducazione? “Vinci il concorso e diventa addestratore di delfini” annunciano, educando o meglio, diseducando, i bambini ad un rapporto con questi meravigliosi animali totalmente distorto e ispirato ad un’idea di dominio. Questa pazza idea è estensibile a tutti gli animali che vivono una vita, se così si può chiamare, rinchiusi nelle gabbie di circhi e zoo.

Insieme alle voci di sostegno per un’avventura così lodevole come quella di Riccardo, dal coro si sono levate anche critiche. Persone che dicono di non comprendere il legame tra questo record e la sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Personalmente penso che queste critiche, palesemente riflesso di frustrazione e invidia, siano anche fortemente miopi. Riccardo ha scelto di parlare un linguaggio che finora non è stato utilizzato da nessuno. Vuole comunicare il malessere degli animali in un modo nuovo, originale e, sono sicura, pregnante. Sta costruendo un ponte. Tra ciò che sono i cetacei e ciò che siamo diventati noi, nel nostro cammino di allontanamento dalla natura e amanti di mondi artificiali. Con un linguaggio che conosce molto bene vuole almeno tentare di spazzare via questa disinformazione inconsapevole, questa farsesca allegria legata ai delfinari e agli acquari. E difendere quegli animali meravigliosi che sono i mammiferi acquatici.

Che dire? Noi amanti degli animali e del pianeta siamo tutti dalla sua parte. Non ci resta quindi che attendere il primo luglio 2011 per tifare per Riccardo e per le sue, e nostre, nobili cause.

Articolo scritto da:

Francesca Fugazzi